Di seguito si riportano i documenti ufficiali che riguardano i simboli comunali; si rimanda all’articolo del socio prof. Di Giorgio Alfonso per approfondimenti e commenti alla storia degli stessi:
STORIA DI UNA SCELTA

“D’oro, alla piantagione di canna da zucchero, fiorita, al naturale, terrazzata di verde; alla campagna di argento mareggiata di azzurro. Ornamenti esteriori da comune” D.P.R. 15 dicembre 1981

  

Gonfalone da araldicacivica.it

CENNO STORICO COROGRAFICO E BLASONATURE DELLO STEMMA CIVICO E DEL GONFALONE MUNICIPALE DI ACQUEDOLCI ( MESSINA )

Acquedolci, nuovo comune in provincia di Messina.
Si trova a livello del mare e dista 130 km dal capoluogo di provincia.
La popolazione al censimento 1971, è di 4530 abitanti.
La compagnia dei Carabinieri è a Mistretta; la stazione dei Carabinieri è ad Acquedolci.
Il tribunale è a Patti; la Pretura è a Sant’Agata di Militello, dove si trova anche l’Ufficio Distrettuale delle Poste e l’Ufficio del Registro. La Conservatoria è a Messina.
La stazione ferroviaria è ad Acquedolci. Il Distretto Militare è a Messina.

CENNI STORICI

Acquedolci è un comune nato da pochi anni, e da sempre fu frazione di S. Fratello, col quale ha avuto in comune molte notizie storiche che riportiamo, difficilmente scindibili.
Tali prodotti vengono riprodotti in fotocopia con relative fonti di estrazione.

Per quello che riguarda più specificatamente Acquedolci il nostro comune trae il proprio nome dalla coltura della canna da zucchero, coltura molto fiorente in Sicilia attorno al 1500 e che ebbe ad Acquedolci un centro molto attivo, anche se già nel 1376 un registro Vaticano documenta la provenienza di zucchero dalla Sicilia.

Un altro centro siciliano che ha derivato il proprio nome dalla stessa coltura della canna da zucchero è “Trappeto”, in provincia di Palermo, in quanto “Trappeto”, secondo la terminologia greco-latina, era l’officina in cui veniva premuto il succo e cotto lo zucchero, il cui corrispondente e precedente termine di origine araba era stato “masara”.

Queste importanti notizie si trovano in gran parte nell’Archivio di Stato di Palermo, Real Patrimonio e soprattutto Archivio della famiglia Fatta, da cui si apprende inoltre che nel 1556 Vincenzo Larcan, barone di S. Fratello, rimise in funzione il trappeto di Acquedolci, come pure nel 1557 vi fu una causa civile con il barone del fondo limitrofo di Militello, in quanto il secondo voleva utilizzare l’acqua del fiume “Inganno” che scorreva tra i due fondi.

La stessa lite si ripeté nel 1619, mentre era signora di Acquedolci Aldonza Larcan, e signore di Militello Vincenzo Gallego.

Un breve cenno, questo, di una documentazione molto vasta ed importante, per mettere in evidenza che Acquedolci ha derivato il suo nome dalla canna da zucchero o cannamela (o canna mielata) le cui piantagioni con i sui trappeti rendevano dolci le acque di quel fondo, dette appunto Acquedolci.

Sembra importante, quindi, a questa amministrazione che un richiamo alla canna da zucchero, nella maniera più consona sul piano grafico e stilistico, trovi traccia nello Stemma e nel Gonfalone.

Il castello di Acquedolci, sulla costa, è di origine medievale.

BLASONATURA DELLO STEMMA CIVICO E DEL GONFALONE MUNICIPALE

Lo stemma deliberato dall’amministrazione civica ricorda nelle canne da zucchero tale coltivazione, che esisteva fin dal medioevo nel comprensorio di quello che è l’attuale comune allora frazione di S. Fratello; nel mare la posizione di Acquedolci in riva al Mediterraneo

Arma: d’oro, alla piantagione di canna da zucchero, fiorita, al naturale, terrazzata di verde; alla campagna di argento mareggiata di azzurro.

Ornamenti esteriori da comune.

Gonfalone: drappo di colore verde caricato dell’arma sopra descritta riccamente ornato di fregi d’argento.