Il trasferimento dell’abitato nella frazione di Acquedolci deciso già il 12 gennaio 1922 dalla Giunta Municipale di San Fratello, da inizio alla nascita del nuovo centro che doveva essere la Nuova San Fratello.
La contrada Cruzzuluddu era un susseguirsi di terrazzamenti pianeggianti degradanti dolcemente verso la costa, e destinati alle coltivazioni e al pascolo. I provvedimenti e i finanziamenti ottenuti grazie all’azione solerte ed efficace del generale e onorevole Antonino Di Giorgio portarono, non senza difficoltà e opportune e necessarie modifiche, a un Piano Regolatore e il conseguente intervento di progettazione e edificazione del Genio Civile.
La Legge per San Fratello del 18 luglio 1922 autorizzava la spesa di £ 6.000.000 (poi divenuti £ 16.000.000) per provvedere a carico dello Stato “all’apertura e sistemazione di strade e piazze, alla costruzione delle fognature, dell’acquedotto e del cimitero, se è necessario della casa comunale, della chiesa, della scuola, degli edifici per la pretura, e per l’ufficio postelegrafonico nella sede nuova“.
I due edifici più importanti per una comunità sono il Municipio e la Chiesa. Inizialmente previsti su di un’unica piazza quasi a fronteggiarsi, si decise in seguito di posizionare gli edifici separati in due alture unite da una strada, conferendo ad ognuno autonomo prestigio. Anche dal punto di vista simbolico la soluzione prospettata (tra le altre) dal generale era ideale. La prima proposta di Piano Regolatore redatto dal Genio Civile aveva retaggi ottocenteschi e soluzioni poco adatte alla conformazione del territorio e alle esigenze del nuovo centro; il nuovo elaborato (redatto nel luglio del 1925 dal geometra principale del Genio Civile di Messina Giuseppe Barbera), riporta le modifiche susseguenti alle osservazioni del generale e delle soluzioni apprezzabili ancora oggi. Nel gennaio del 1925 giunge ad Acquedolci l’ing. Giovanni Giordano, inviato dal ministero dei lavori pubblici con l’incarico di redigere i progetti degli edifici pubblici del nuovo abitato in sintonia col Genio Civile di Messina.
La piazza della chiesa Madre è situata su un altopiano che permetteva (e in parte lo consente ancora oggi) di vedere l’edificio sacro da ogni punto del paese; la centralità della costruzione è sottolineata dall’impianto stradale che si irradia dalla piazza che circonda la chiesa con un’alta torre campanaria.
La strada principale scorre a un livello inferiore e distante da detta piazza; l’ampia area di fronte al prospetto principale della chiesa ha permesso la realizzazione di un giardino simmetrico con alberi a basso fusto e arbusti che unisce le due quote con due rampe di scale che costeggiano le strade laterali. Dal sagrato la visuale è estesa e raggiunge il mare e le isole Eolie anche grazie alla creazione di un asse viario che lo unisce al di sotto della strada principale con la costa. Tutte le restanti parti dell’abitato sono collegate a questo centro; il sistema planimetrico del Piano si completa con la piazza della Casa Comunale e il suo giardino, unita alla piazza della chiesa da una strada quasi piana che attraversa il Parco che divide il paese in due dalla montagna al mare, un polmone verde costituito da un susseguirsi di piazze e pinete che insistono là dove scorreva uno dei torrenti (oggi tombati) che attraversano il paese fino a mare (l’Imperia).
L’urbanistica del nostro centro si completa quindi con la piazza rettangolare, oggi intitolata al re Vittorio Emanuele III, al centro della quale, sul lato sud, si erge il palazzo del Municipio con alle spalle il promontorio roccioso di pizzo Castellaro, propaggine settentrionale del monte San Fratello. L’edificio classico costituisce il fondale architettonico di un sistema composto da terrazze laterali alberate e percorsi studiati per accedere alla piazza anche dalla strada principale, situata a quota inferiore. Al centro della piazza una fontana monumentale con zampillo centrale appoggiato su una scultura marmorea composta da tre delfini intrecciati e con zampillo in bocca identici a quelli di famose fontane di Roma, da cui proviene. Il sistema è simile a quello della chiesa, con un asse verso il mare a nord che lo collega con la stazione ferroviaria, identificando un nuovo nodo viario e urbano attorno al quale dovevano sorgere la piazza mercato e l’edificio scolastico (non realizzati) e il palazzo delle Poste (realizzato e oggi destinato ad ospitare la Stazione dei Carabinieri).
Delineate le caratteristiche urbanistiche scopriamo come sono stati progettati i due edifici.
CHIESA MADRE
Il Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Sicilia presieduto da Del Gaudio, il 7 novembre 1925 approva il progetto di costruzione di una nuova chiesa con annessa canonica in contrada Cruzzuluddu presso la frazione Acquedolci per un importo di £ 708.000. Il progetto è redatto dall’Ufficio del Genio Civile di Messina; il relatore Rodriguez descrive che la chiesa di forma rettangolare avrà dimensioni interne di m 31,35 per 19,80, ritenute adeguate alla probabile popolazione da trasferirsi nel nuovo abitato. La forma scelta è a navata centrale con coro e abside, con due ordini di cappelle laterali. Il prospetto a due ordini architettonici (tardo rinascimentale). La canonica è ricavata nella parte posteriore e laterale della chiesa, al lato opposto del campanile, alto 31 metri. Altre annotazioni vengono fatte sulle decorazioni e sulle coperture a tetto inclinato e sugli intonaci delle facciate che non avranno pietra artificiale e cortina di mattoni, soluzioni preferite per abbattere i costi.
I lavori furono appaltati all’Impresa Stagnini Domenico nell’aprile del 1926.
CASA COMUNALE
Il Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Sicilia presieduto da Calletti, il 15 gennaio 1926 approva il progetto dei lavori di costruzione della Casa Comunale per il nuovo abitato di San Fratello in contrada Cruzzuluddu presso la frazione Acquedolci. Il progetto è redatto dall’Ufficio del Genio Civile di Messina; il relatore Bordone descrive l’edificio a pianta rettangolare di m 24,40 di fronte per m 20,50 di profondità che consta di un pianterreno e un primo piano. La piazza è indicata come “piazza Municipio” con pendenza longitudinale del 3,75%; l’edificio sarà alto m 10,00 dal piano del pavimento del pianterreno all’ultima linea della cornice di coronamento, su cui si avrà un attico alto m 0,90 che sarà il parapetto del terrazzo di copertura. Il pavimento del pianterreno, vista la pendenza della piazza sarà alto m 0,15 in corrispondenza del fronte posteriore a sud e m 0,90 in corrispondenza di quello principale a nord; questo dislivello verrà superato con una gradinata esterna di 6 gradini. L’edificio è simmetrico rispetto al suo asse longitudinale, e ad esso si accede per mezzo di tre ingressi, dei quali il più importante è sul prospetto principale, e consta di un portico aperto al pubblico adibito ad albo pretorio, mentre gli altri due sono simili e disposti nei due prospetti laterali.
Il pianterreno comprende i seguenti locali opportunamente disimpegnati: custode, guardie municipali, magazzino municipale ed ufficio notarile, aggruppati nel mezzo, esattoria comunale e dazio consumo, situati lungo il fronte sinistro, sezione di Pretura, conciliazione ed opere pie situati lungo il fronte destro. Nella parte centrale del primo piano dell’edificio è ubicata la sala del consiglio di m 9 x 14,50, con attiguo spazio per il pubblico, sovrastante all’albo pretorio del pianterreno; lateralmente ad essa sala sono situati gli uffici municipali disimpegnati da due corridoi. Le stanze del pianterreno sono alte m 4,20 e quelle del primo piano m 4,50; tra il soffitto di queste ultime e la sovrastante copertura a terrazzo è stata progettata una camera d’aria di m 0,50 per smorzare i forti sbalzi di temperatura. La parte centrale dell’edificio in corrispondenza dell’aula consiliare è soprelevata di m 2,50 sul terrazzo circostante e nei lati est ed ovest della soprelevazione sono aperte 4 finestre ellittiche per parte, allo scopo di ben illuminare l’aula stessa, la cui altezza risulta essere di m 7,00. (…) Onde richiamare lo stile della chiesa madre è stata adottata una soluzione architettonica che si ritrova nei palazzi del tardo rinascimento, consistente nel racchiudere in un unico ordine architettonico i due piani dell’edificio, previa una piccola zona basamentale bugnata. Il progetto consta di 10 tavole e riporta le linee fondamentali dell’opera, con i particolari architettonici del prospetto principale e altri dettagli costruttivi da affidare all’impresa esecutrice. L’ammontare complessivo del progetto è di £ 595.000,00.
NOTA: testi tratti dai documenti riportati nel volume “Città-giardino: il piano di Acquedolci. Storia e urbanistica di una città siciliana fondata in era fascista (1922-1932)” di Pierpaolo Faranda, edizioni Qanat Palermo 2009, pietra miliare per la conoscenza della storia della nostra Acquedolci. |